Come
è andato il convegno? Son venute fuori queste 99 idee per la Psicologia? Le
soluzioni alle problematicità della formazione e della professione psicologica
sono state individuate?
Queste
sono le domande che chi non ha partecipato al convegno del 13 novembre, dal
titolo “99 e più idee per la psicologia” si potrebbe porre. Tuttavia, sono
domande alle quali ancora non possiamo rispondere.
Quanto
successo il 13 novembre ci ha riempiti di gioia e di soddisfazione, soprattutto
in virtù della partecipazione e della qualità dei contributi che studenti,
docenti e professionisti hanno offerto in quella occasione. Ciò che è emerso è
una disamina preliminare degli aspetti formativi e professionali che in questo
momento pongono delle limitazioni e degli ostacoli alla costruzione individuale
del professionista psicologo. Se, infatti, sul versante della formazione sono
emersi punti di condivisione per quanto riguarda le carenze che le attuali offerte
formative che le strutture universitarie erogano in psicologia, ovvero
l’assenza di un’attività pratica in itinere, l’insufficiente o assente numero
di cfu dedicati all’insegnamento critico delle basi istituzionali della
professione psicologica e l’assenza di insegnamenti quali l’epistemologia e la
storia dell’istituzione ordinistica, anche sul versante relativo alla
professione in senso stretto, è nato un importante dibattito sulla idoneità
dell’attuale assetto normativo che regola il ruolo dello psicologo in Italia:
stiamo parlando dei dubbi relativi alla bontà della legge 56/89 e della
struttura degli ordini professionali.
Non
sono emerse 99 idee, ma tanti spunti di riflessione e di discussione che
crediamo fondamentali per poter giungere alla formulazione di un nuovo modo di
intendere la formazione e la professione psicologica. Per questo, in maniera
condivisa, i partecipanti al convegno sono arrivati alla conclusione che “99 e
più idee per la Psicologia” abbia tutti i requisiti per proseguire in una forma
progettuale a lungo termine e come Collettivo Laboratorio 15 ci impegneremo a
esportare questo tipo di discussione in altre realtà del territorio nazionale,
così che la partecipazione a questo tipo di dialogo che, insieme ai docenti e
ai professionisti presenti abbiamo valutato come fondamentale e necessario,
possano far emergere ulteriori spunti di progettualità. Proporremo quindi a
realtà studentesche simili alla nostra e non, di interrogarsi su quale sia la
formazione e l’assetto professionale che meritano la figura dello psicologo e soprattutto
l’utenza. Per far ciò è necessario il contributo anche dei docenti, dei
professionisti, ma anche di chi troppo spesso è stato escluso da dinamiche
decisionali e dibattiti sul tema: gli utenti e altri professionisti che con lo
psicologo potrebbero o dovrebbero collaborare.
La
trasversalità e la partecipazione di tutti gli attori sociali può essere il
punto di forza di questo progetto, che ad oggi si trova nella sua fase di
analisi delle criticità e che si prospetta ancora lungo, ma necessario. Il
Collettivo Laboratorio 15 si impegnerà a proseguire quanto già avviato e a
coinvolgere quanti più interlocutori possibili, senza mai dimenticare il
principio che ha fatto nascere tutto ciò: il bene della psicologia intesa come
disciplina critica e laica.